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Le consorelle Agripina e Alexandra hanno partecipato alle Giornate Mondiali della Gioventù presiedute da Papa Francesco in Brasile: in una lettera alla direttrice dell'Istituto raccontano gli intensi giorni trascorsi a Rio.

Carissima madre Liliana e Sorelle di Bergamo,

come voi già sapete, Alexandra ed io abbiamo partecipato alle giornate mondiali della gioventù, che si sono svolte a Rio de Janeiro in Brasile.

Siamo rimaste a Rio due settimane intere, la prima settimana l’abbiamo dedicata a realizzare missioni nella città di Petròpolis, precisamente nella Parrocchia di S. Sebastiano; prima però siamo passate dalla Parrocchia di S. Alessandro, dove i fedeli ci hanno dato il benvenuto, agitando festosamente palloncini colorati e rami di palme. Ci hanno accolto festosamente cantando in coro: “Effondi, Signore, il tuo amore su tutti noi” e offrendoci un caloroso benvenuto in terra brasileña.

Da questo momento mi sentii in pace e profondamente unita ai fratelli e alle sorelle di tutto il mondo, poiché pensai che tale comunione era il frutto dell’unica fede in Gesù Cristo.

 

In questa parrocchia, dedicata a S. Alessandro, si fermarono pure i componenti del primo gruppo di Ecuatoriani, circa 30 persone, tutte ospiti di diverse famiglie precedentemente preparate ad accoglierle. Dopodiché, anche al nostro gruppo (7 persone) proveniente dalla provincia di Esmeraldas venne rivolta la stessa calorosa accoglienza, che mi piace descrivere sia pure per sommi capi.

Siamo stati accolti da un folto gruppo di giovani che si facevano notare per un grande cartellone con la scritta “Benvenuti!” in lingua spagnola e per gesti di affetto che esprimevano cordialità; ciò ha fatto sì che ci sentissimo ben accetti, come a casa nostra. Nel frattempo, nella chiesa del luogo da noi raggiunto, erano in adorazione eucaristica le famiglie che ci avrebbero ospitato per un’intera settimana. Rendendomi conto di tanta benevolenza ho incominciato a pensare che in quella terra ero pellegrina, chiamata ed inviata da Dio ad annunciare la buona notizia del Vangelo.

I componenti delle famiglie che ci hanno ospitato hanno offerto un magnifico esempio di fede, di preghiera, di cordiale servizio nella carità.

Il messaggio culminante di questa settimana di attività prima che avessero inizio le giornate della gioventù con la presenza del Papa, è stato l’annuncio del vangelo di Gesù Cristo porta a porta. Siamo stati accolti da tutti con devozione, siamo stati invitati a pregare e a far pregare. Anche i non cattolici ci hanno chiesto di entrare nelle loro case, di aiutarli a pregare e di benedirli.

Quando poi siamo giunti alla città di Rio de Janeiro, per vivere le giornate propriamente dette, è stata una meraviglia.

Lì abbiamo partecipato alle catechesi, è avvenuto l’incontro con le numerose delegazioni di lingua spagnola, per pregare e per scambiarci esperienze; insieme abbiamo partecipato alle magnifiche celebrazioni eucaristiche. Abbiamo percorso lunghi tratti a piedi, aspettato con pazienza che arrivasse il nostro turno per utilizzare i servizi igienici, per bere acqua, per ristorarci con il cibo… Tutti aspetti che hanno segnato nitidamente tale esperienza. Sicuramente l'entusiasmo dei giovani provenienti da tutto il mondo e la presenza in mezzo a noi di Papa Francesco, successore di Pietro e rappresentante di Cristo sulla terra, è stato traboccante ed unico. Tale presenza ha dato un significato e un senso a tutti gli sforzi, le stanchezze, i contrattempi dell’avvenimento… Un’esperienza indescrivibile per la sua spiritualità, per l’intensità e la carica di positività che ci ha donato. Ognuno di noi avvertiva profondamente la chiamata di Cristo, così come recitava il logo: “Cristo ci invita, venite, amici miei!”.

Una delle esperienze più significative e più toccanti per me è stata la Via Crucis en Capacabana-Rio de Janeiro. A parte il fatto che, tale manifestazione, oltre che Sacra-Religiosa, è stata anche un’apprezzabile opera artistica, ha provocato in me un senso di maggior penetrazione nella vita, nella realtà e nei problemi dei/lle giovani. Questa Via Crucis ha fatto sì che interiorizzassi e sperimentassi, una volta in più, che Gesù Cristo si fa giovane con i giovani e prende su di sé le loro complesse realtà per redimerli, salvarli. Una salvezza che non è utopia, ma si concretizza attraverso “porte” di salvezza che Egli offre loro in continua alternativa, aperture che offrono cammini di conversione, nei modi più diversi, ma che portano tutti alla Vera Vita.

Invece il messaggio centrale delle catechesi alle quali abbiamo partecipato si è basato sul concetto che i giovani sono le persone più indicate per annunciare la Buona Novella del Vangelo ad altri giovani. Ciò mi ha spinto a riflettere sulla responsabilità e l’impegno che dobbiamo assumerci, affinché nelle nostre Parrocchie vengano offerti ai giovani, formazione, buon esempio, spazi dove possano agire, mezzi adeguati affinché percepiscano la Chiesa come madre premurosa ed amorosa che li accompagna nella loro crescita e nella loro maturazione.

La S. Messa di chiusura è stata è stata una celebrazione commovente, non soltanto per le parole che il Papa ha rivolto ai giovani: “Giovani, non abbiate paura!”, ma soprattutto per i sentimenti e le conseguenze che tali “parole” hanno suscitato nei giovani stessi. Essi si sono sentiti interpellati e spronati da tali parole, nonché pieni di forza e coraggio per rispondere, con generosità, a ciò che Cristo chiedeva a ciascuno di loro.

Concludendo sono contenta di affermare che la ricca esperienza che queste giornate mi lasciano è la certezza che i giovani hanno bisogno di essere cercati, invitati, accolti, accompagnati, accettati, amati ed “offerti” a Cristo Gesù, anche per impegno serio all’interno della vita consacrata-religiosa.

Potrei scrivere ancora tanto sulla stupenda esperienza vissuta in queste giornate, allo stesso tempo considero di aver annotato le più significative.

Un abbraccio caloroso a ciascuna di voi, mie carissime sorelle!

 

Con affetto Agripina Martinez

 

Le sorelle Agripina e Alexandra fanno parte di due Comunità Religiose delle Piccole Apostole della Scuola

Cristiana che sono in Ecuador e rispettivamente di quella di Esmeraldas e di quella di Quito.