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Realmente la scuola, presa nel senso di un campo di apostolato, richiede una vera vocazione. E ancora: "La scuola, la scuola, la scuola. Specializzarsi in essa. Bisogna sentire, volere, affaticarsi, migliorarsi, sacrificarsi nella scuola e per la scuola: lì portare Cristo, far conoscere Cristo, farlo amare, farlo servire, farlo obbedire"... Non è forse attraverso la scuola che specialmente si svolge l'opera educativa del popolo stesso?

"Il maestro deve nutrire l'aspirazione verso il purissimo ideale di educatore...Purissimo ideale. Splendido ideale che fa della scuola un vero tempio e del maestro un apostolo. Ideale purtroppo spesse volte dimenticato... Se la scuola limitasse il campo della sua azione a dare cognizione alla mente e svolgere l'intelligenza, senza punto curarsi del cuore e della volontà, l'opera sua sarebbe non solo imperfetta, ma oso affermarlo, sarebbe dannosa obliando la parte più importante dell'uomo, quale è quella che dà l'impronta speciale, caratteristica a ciascun indirizzo e ne regola la condotta morale..."

La missione nostra, colleghi e colleghe, è nobile, e santa, ma grave è la responsabilità che ne incombe. Sperduti fra i monti o nelle campagne, o sospinti nella vita febbrile della città, siamo e saremo pur sempre una viva forza, potente propugnatrice di bene, se di esso facciamo lo scopo della nostra esistenza; infelici, troppo divulgatori di male se dinanzi ad esso incurviamo miseramente la nostra bandiera.
E' nell'ardente desiderio dell'avvento del Regno che un gruppo di maestre si è riunito a vita comune, assumendo tutta la sostanza della vita religiosa, pur sacrificandone tutte le esteriorità. E' così reso più facile restare nella scuola pubblica a contatto diretto con tutti i figli del popolo, anche i più diseredati, diffondendo tra di essi quei principi cristiani sui quali soli si può sperare di ricostruire il nostro Paese secondo le sane tradizioni che fanno gloriosa in cospetto al mondo la nostra Patria...
Preparare maestre cristiane, vere apostole di bene nella scuola. Lezioni apposite didattiche e morali. Ecco il mio studio, la mia applicazione. Ho sempre detto: prima la santità, ma ci vuole anche la tecnicità.
I ragazzi hanno bisogno di vedere nella maestra anche la forza, perché facilmente si lusingano che in lei ci sia appena la bontà e la dolcezza e credono pertanto di essere autorizzati a fare tutto quello che vogliono. No, nella maestra essi devono trovare un cuore di madre per compatire e sorreggere la loro debolezza, e il rigore di un padre per vincere la loro caparbietà.
Non trascurare i più tardi ad apprendere, i più rozzi, i più refrattari, i cattivi. Sviluppare e sfruttare le buone doti del bambino, col riconoscere, premiare gli sforzi dell'alunno.

Educare! Ecco il grande compito della scuola, del maestro. Ecco il fine supremo al quale devono convergere tutti gli sforzi di chi sente la sublime divina missione della scuola e non profana il dolce titolo di maestro con la condotta di mestierante... L'istruzione deve essere ordinata all'educazione e l'educazione di tutto l'uomo deve convergere all'educazione morale che ha la sua base nella religione. Essa deve ispirarne i pensieri, eccitarne gli affetti, irrobustire la volontà nella scelta e nella pratica del bene. Solo a questo patto la scuola sarà veramente educatrice.

Io voglio essere santa. Oh, Maria che mi avete adottata per vostra figlia, aiutatemi; io voglio essere santa. Ma è necessario ch'io mi lasci pazientemente umiliare, dimenticare; essere contenta anche quando mi vedo respinta. Non importa, sono risoluta, voglio essere santa! Ma sarà necessario ch'io non m'impazienti, non mi giustifichi, non mi abbandoni al cattivo umore! Non importa, sono risoluta, voglio essere santa!

Non è difficile la santità; basta accettare volentieri e sempre e generosamente la divina volontà, non domandando di essa nessuna ragione, nessun perché. Vivere nell'accettazione semplice, pronta cordiale, che è effetto della dimenticanza di sé e di continuo rinnovato amore. Accettare e operare, ma senza voler dare troppa importanza ad ogni singolo atto, né a tutta l'opera insieme, e non volere nemmeno, e quindi non cercare, che altri vi dia importanza.

Oh, possa da tutti invocarsi con la preghiera, la fine dei mali che inondano la terra! Veramente la cupidigia dei beni caduchi pone nel cuore dell'uomo l'insaziabilità che lo rende triste e corrucciato con se stesso, esigente e crudele con i fratelli. È quindi opera altamente caritatevole porre sott'occhio degli individui e delle nazioni le sublimi e immanchevoli promesse della fede. Se la mente sarà avvivata da questo lume, anche il cuore ridiventerà buono e sarà sulla terra il regno della carità e dell'amore.

In tante dolorose contingenze, uno solo è il conforto: portare anime a Dio, procurare loro la salvezza eterna e con ciò formare la loro felicità vera e la più ampia gloria del Signore.
Ringraziamo con viva riconoscenza il Signore per gli avvenimenti di questi giorni. Ma ricordiamo che nostro dovere, sempre, ma più che mai in questo momento, è lavorare con carità per il bene di tutti…